I prati stabili

I prati stabili

All’interno del variegato mosaico rurale, i prati stabili rappresentano preziosi ambienti in cui la componente naturale ha giocato e gioca tutt’ora un ruolo fondamentale nella creazione di particolari ecosistemi unici nel loro genere.

Con il termine prato stabile si indicano quelle formazioni erbacee che non sono mai state lavorate e dissodate dall’uomo, mantenute grazie allo sfalcio.

I prati stabili, a differenza dei prati avvicendati (ossia conltivati generalmente con erba medica o trifoglio e/o una o più graminacee seminate) ospitano numerosissime e ben determinate specie vegetali alcune delle quali riscontrabili solo in Friuli.

La notevole varietà di specie dei prati stabili rispetto all’uniformità di quelli avvicendati è apprezzabile anche a colpo d’occhio al momento della fioritura per effetto dei vivaci colori che contraddistinguono le corolle.

Queste specie vegetali sono legate all’ecologia e alla storia di un determinato territorio e per questo, oltre a rappresentarne l’identità biologica, ne indicano il grado di naturalità e di conservazione.

Il ridotto intervento dell’uomo ha favorito la selezione naturale di specie che si sono ben adattate all’ambiente semi-arido del Medio Friuli e all’operazione di falciatura (una o due volte all’anno).

 

6 motivi per mantenere i prati stabili

  1. Per un motivo naturalistico. Alcune specie di animali e vegetali sono presenti in regione solamente in queste formazioni erbacee e il dissodamento o l’aratura provocherebbero la scomparsa di tali rari entità.
  2. Per un motivo agronomico. I prati conservano un patrimonio genetico utilizzabile per il miglioramento delle piante coltivate , la fornitura di foraggio pregiato.
  3. Per un motivo storico-culturale. I prati erano, prima dell’avvento dell’agricoltura moderna, lo scenario naturale in cui si svolgevano tutte le vicende storiche del Friuli.
  4. Per un motivo paesaggistico. Legato all’indubbio fascino dei prati, che mese dopo mese producono meravigliose fioriture affascinando il paesaggio e irradiando nell’aria profumi inebrianti.
  5. Per la conservazione del suolo contro l’erosione.
  6. Per un motivo emozionale. La scomparsa dei prati stabili precluderebbe alle persone la visione suggestiva dello sbocciare dei fiori, che ricoprono i prati di splendide macchie di colore e la possibilità di scoprire le meraviglie della natura.

 

Tutela giuridica dei Prati stabili

L’ordinamento giuridico italiano vede la presenza di numerose norme che vietano la riduzione di certe superfici a prato stabile o prescrivono una specifica autorizzazione per il cambiamento d’uso. Purtroppo per vari motivi, queste prescrizioni vengono spesso violate creando un danno inestimabile per il patrimonio ambientale.

Le norme di tutela sono:

  • La L. 490/1999 (modifica permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie ed altre opere civili, e per attività ed opere che alterano l’assetto idrogeologico del territorio);
  • Vari piani regolatori e regolamenti di polizia rurale (es. Remanzacco, Pasian di Prato, Martignacco, Dignano e Campoformido in parte del territorio);
  • Regolamenti dei biotipi naturali di cui alla L.R. 42/96;
  • Norme di tutela delle aree di reperimento di Parchi e Riserve naturali regionali di cui alla L.R. 42/96;
  • Norme d’attuazione di parchi comunali;
  • Legge regionale n. 9/2005

Inoltre, a livello comunale, troviamo numerosi documenti tecnici d’indirizzo per la redazione delle varianti ai P.R.G.C. (Piano Regolatore Generale Comunale) riguardanti molte delle Aree di rilevante interesse ambientale recentemente istituite, che individuano le formazioni prative quali elementi naturali da tutelare.

Anche l’Unione europea, attraverso lo strumento delle Direttive, è intervenuta per imporre agli Stati membri l’adozione di principi normativi, di regole e discipline. In tale ambito sono state emanate due importanti direttive europee che prevedono la salvaguardia dei prati: sono le direttive 92/43/CEE (direttiva habitat) e 79/409/CEE e successive integrazioni (direttiva uccelli).

La direttiva europea 92/43/CEE del 21.5.1992 per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, definisce sia la nozione di habitat d’interesse comunitario (“Formazioni erbose secche seminaturali su substrato calcareo (Festuco Brometalia”) sia quello di habitat d’interesse prioritario (le stesse formazioni, quando caratterizzate da stupenda fioritura d’orchidee a rischio di scomparire).Essa statuisce, inoltre, una particolare responsabilità in capo alla Comunità Europea per la conservazione.

La direttiva 79/409 del 2 aprile 1979, prevede che determinate specie siano soggette a particolari forme di conservazione riguardanti il loro habitat, al fine di assicurare la sopravvivenza e ridurne la distribuzione.

In aggiunta, gli stati membri devono prendere misure simili per le specie regolarmente migranti, in relazione alle esigenze di protezione nell’area geografica, alle aree di riproduzione, muta, svernamento e “staging post” lungo le rotte migratorie. Numerose specie d’uccelli, e fra queste varie specie inserite nella lista rossa dei vertebrati a rischio d’estinzione (come le Albanelle, il Re di quaglie e l’Occhione), nidificano e si alimentano proprio nelle formazioni prative della pianura e della montagna.